L’ascesso dentale è un rigonfiamento purulento, contenente pus, ovvero batteri, plasma, globuli bianchi e detriti cellulari.

Si può manifestare in corrispondenza dei tessuti che circondano il dente (gengive, osso mandibolare) o all’interno del dente (polpa).

Di fatto, l’ascesso dentale genera dolore e deve essere curato il prima possibile, in modo da evitare possibili conseguenze ancora più negative.

Da cosa può essere causato?

L’ascesso è un rigonfiamento purulento, un’infezione ricca di pus può essere causata da un trauma, da denti rotti o scheggiati o da carie che si sono spinte troppo in profondità.

Vi sono anche dei fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo di ascessi dentali. Per esempio ci sono interventi dentali malriusciti, fumo, cattiva igiene orale. Anche patologie da reflusso gastroesofageo, diabete, secchezza delle fauci, AIDS, alcolismo e terapie prolungate a base di corticosteroidi.

Come si effettua la diagnosi?

Il dentista, per diagnosticare la presenza di un ascesso dentale, si avvale dell’esame anamnestico. Questo significa che raccoglie e tiene conto dei sintomi riportati dal paziente, e dell’esame fisico, ossia tocca il dente per verificare l’entità del dolore.

Può essere utile anche attuata l’aspirazione e l’analisi di una piccola quantità di pus o una radiografia del dente, in modo da valutare con maggiore precisione l’entità del danno.

Una volta appurato che si tratta di ascesso dentale viene prescritta una cura antibiotica, accompagnata eventualmente dalla somministrazione di farmaci antidolorifici, per ridurre il dolore.

Dopo circa due giorni il dolore è passato. Tuttavia, è importante attenersi alla posologia raccomandata.

Al termine della fase acuta, l’ascesso deve essere trattato dal dentista con specifiche cure endodontiche, in base al caso clinico ed alle necessità del paziente.

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